Giuseppe Massarenti
(1867-1950) nella sua Molinella e non solo, è stato un precursore delle lotte dei braccianti fondando nel luglio del 1892 la Lega di Resistenza, le attuali Organizzazioni Operaie Autonome di Molinella aderenti alla UIL.
Per costruire il lavoro e dare dignita’ alla gente del suo comune, fondo’ molte cooperative: di Consumo, Agricola, Muratori, Barbieri, Tessuti e Calzature. Fu sindaco di Molinella dal 1906 al 1914.
La storia
Giuseppe Pietro Teodorico Massarenti (questo il suo nome completo) nasce a Molinella alle ore 3,30 dell’8 aprile 1867 da Petronio, di anni 31, commerciante, e Celesta (o Celestina) Andrini, di anni 24, “donna di casa”, nell’abitazione posta nella Strada provinciale dello Zenzalino (o Via Giuseppe Garibaldi), al civico numero 201. Di famiglia e parentela benestante e assai stimata in paese, Massarenti, a soli tre anni e mezzo, perde la madre per malattia e diversi anni dopo anche il padre.
Viene affidato dapprima alla nonna unitamente ad altri due fratellini e alla sorellina, poi ad uno zio. Ha la fortuna di studiare a Bologna diplomandosi Perito Commerciale e Ragioniere nell’anno scolastico 1890-91 con un risultato complessivo di 64/100, all’interno del quale si staccano dalla sufficienza i voti in Computisteria” (7,5), “Nozioni sui Doveri e sui Diritti del Cittadino” (7) e “Storia d’Italia” (7).
Successivamente si iscrive alla Regia Università degli Studi di Bologna conseguendo la Laurea in Farmacologia nel novembre del 1900 riportando voti 80/100.
A soli 17 anni, la svolta.
Il contatto diretto con la dura condizione dei lavoratori della terra (braccianti e mondine) nella sua Molinella destano in lui i primi sentimenti di reazione contro miseria, le malattie (malaria, pellagra, ecc.), le ingiustizie, l’alfabetismo, la schiavitù che da secoli attanagliano e abbruttiscono uomini, donne e bambini. Molinella è la plaga più disgraziata della pianura bolognese, la “cenerentola” tra i comuni della provincia, in larga parte occupata da acquitrini, valli e risaie e spesso soggetta ad inondazioni.
Dice Massarenti in merito: “…rimasi sconvolto dalle drammatiche condizioni in cui viveva la gente del mio paese…compresi e toccai con mani l’ingiustizia…e fù così che non esitai di entrare nella lotta con tutto l’ardore della mia giovinezza…..”. Ma sono anche le frequentazioni bolognesi (dimora a Bologna in Via Tovaglie n. 11) con uomini come Andrea Costa e Francesco Zanardi, studenti universitari, e ambienti socialisti bolognesi imolesi e molinellesi (soprattutto le Società di Mutuo Soccorso del capoluogo e di San Pietro Capofiume), a fare scaturire in lui quella passione politica inarrestabile che diviene subito una scelta di vita. Il giovane Massarenti di quegli anni così viene “presentato” in un rapporto della Prefettura di Bologna: “….soprannominato “Bepo” …..Connotati: statura m. 1.65, corporatura snella, capelli castani chiari, fronte aperta…… occhi grigi……. barba folta bionda alla nazarena, portamento disinvolto, espressione fisionomica simpatica…Fa propaganda attivissima, incessante, ostinata fra le classi operaie….costituendo una Organizzazione Socialista, compatta, mirabilmente disciplinata nel molinellese, di cui forse non v’è uguale nel Regno d’Italia….”.
Giuseppe Massarenti nel luglio del 1982 fonda la Lega della Resistenza, assumendone la Presidenza: una vera e propria organizzazione sindacale dei lavoratori per cancellare il loro stato di debolezza e di inferiorità, ed al prezzo di un durissimo sciopero ottenne il primo contratto di lavoro per il bracciantato agricolo: il salario diventava certo e non più soggetto alla rapina interessata degli agrari.
Creò un Ufficio del Lavoro e del Collocamento della mano d’opera per superare la concorrenza feroce tra lavoratori e garantire a tutti il necessario. Nasceva nei lavoratori una coscienza di classe, da massa informe caratterizzata dalla competizione di tutti contro tutti il bracciantato diveniva unito, coeso, consapevole della forza dell’unità e della debolezza della divisione: insieme fecero lo sciopero, insieme resistettero ad ogni pressione, anche fisica, insieme vinsero.
Da quella coscienza divenuta dignità di classe Massarenti trasse gli elementi per impostare prima, e realizzare poi, il suo concetto di cooperazione: da una parte la Cooperativa di Consumo per sottrarre i lavoratori alla rapina dei bottegai, dall’altro la Cooperativa Agricola per affrancarli del ricatto degli agrari.
Non a caso Massarenti insegnava ai lavoratori di battersi per la libertà e per la dignità, forti della consapevolezza di avere compiuto il proprio dovere: dal dovere compiuto egli faceva discendere il diritto.
E poiché la dignità passa anche per la conoscenza, Massarenti intraprese una campagna di alfabetizzazione forzata che portò in tre anni al significativo risultato del 60% della popolazione che sapeva leggere e scrivere, applicando egli il precetto della giornata divisa per tre: otto ore per lavorare, otto per studiare, otto per riposare.
Dalla conoscenza deriva la libertà e dalla libertà la dignità: Molinella è stata in Italia, e non è un caso, la prima a resistere a l’ultima a cadere di fronte al fascismo.
Per tutto questo, e per molto altro ancora, Massarenti è ricordato dai molinellesi come il Maestro, l’Apostolo, colui che ha ridato la dignità, e con essa la speranza, ma anche la fiducia nelle proprie possibilità e la consapevolezza della forza dell’essere uniti, ad una disperata massa di lavoratori senza futuro, schiavi dei loro bisogni, affrancandoli dal ricatto e dal sopruso. Con loro, insieme a loro, ha ridato i diritti dell’uomo all’uomo.
La Lega di Resistenza fondata da Massarenti comprende varie leghe di mestiere: braccianti, risaiole, calzolai, falegnami, facchini, metallurgici, muratori, contadini, mezzadri e affittuari eccetera, per un totale di circa 3000 organizzati.
La Lega di Resistenza cambierà successivamente nome diventando Organizzazioni Operaie Autonome di Molinella sempre con sede al Malborghetto, nello stesso palazzo dove sono oggi e, da più di 70 anni, le Organizzazioni Operaie Autonome aderenti alla UIL.